A Tarifa il possibile si accompagna al sogno
Tarifa mi emoziona, per questo è arduo descriverla. Prima di tutto il vento, signore del luogo, potente e onnipresente; la casa dove abito è proprio sulle mura antiche della città vecchia, mi sveglio e mi addormento con il suono delle tende della terrazza simile a quello delle sartie al vento, la sensazione è di essere su una barca a vela in mezzo al mare.
Poi apro la finestra e mi sento invece in un avamposto dell’Africa mussulmana, quella che vedo davanti alla mia finestra.
Insomma siamo nella città più a sud d'Europa, battuta dal caldo vento di levante che spira dall'Africa e da quello di ponente che arriva dall'oceano Atlantico, il Marocco è qui davanti, a otto chilometri di distanza e queste dune giganti sormontate da cirri gonfi di vento irretiscono il mio sguardo distraendomi persino dal mare.
Tarifa è anche una città di confine, il punto dove l’Atlantico si mescola al Mediterraneo, il limite invalicabile di Ercole; oggi, da una parte, le acque dell’Atlantico sono calme, dall'altra quelle del Mediterraneo sono mosse. In mezzo a queste grandi correnti marine, metaforiche e mitologiche, percepisco un'energia vitale potente che mi galvanizza.
Girovago nel territorio per scoprirne ogni segreto, salgo nelle foreste di sughero sopra Tarifa e da lì ridiscendo a Punta Paloma, 10 km di spiaggia dove dall’alba al tramonto l’acqua pullula di kite, surf e windsurf.
Oggi il sole filtra tra le nuvole e rende quasi fosforescente il colore del mare.
Questa comunità numerosa che cavalca in vario modo le onde, fa solo questo tutti i giorni e per tutto il giorno e parla solo di questo. E’ così quando si sceglie la passione.
Verso sera, quando tutti esausti e appagati se ne vanno, io vado a La Caleta a guardare lo spettacolo del cielo di Tarifa.
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Oggi sono al Castillo di Guzman, costruito dall'emiro Almuninin per volere di Allah, come dice la lapide del decimo secolo affissa nel castello. Da qui sono passati eserciti di tutte le provenienze, fino a quando, 800 anni dopo, los Reyes Catolicos riuscirono a cacciare l'ultimo governatore dei regni moreschi musulmani di Al-Andalus, che occupava fino ad allora gran parte della Spagna e del Portogallo.
Del castello di Santa Catalina invece, appena fuori dalle mura cittadine, colpisce la torre con decorazioni architettoniche gentili che fanno subito immaginare una donna affacciata ai balconi. Nel Rinascimento ancora, come in passato, le donne non avevano il diritto di uscire di casa non accompagnate e potevano solo affacciarsi dal balcone "mantenendo sempre un atteggiamento composto e dignitoso." Ma quanto abbiamo dovuto lottare e ancora dobbiamo farlo noi donne?
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C'è un angelo a Tarifa che mi piace andare a contemplare, amo gli angeli e quello della Iglesia de San Matteo, la più importante del paese è toccante con la sua intensa interiorità. Come la maggior parte delle chiese in Andalusia, anche questa di Tarifa è stata costruita su una vecchia moschea.
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Quando il vento sulla spiaggia è troppo impetuoso, vado nel giardino di Plaza Santa Maria, sempre molto tranquillo; mi siedo a leggere davanti alla splendida facciata andalusa del palazzo del Comune e al gorgoglio della fontana di cui mi affascina la forma, una stella a 8 punte con una rana su ogni vertice, ricorda la Fuente de las Ranas del bellissimo Parco di Maria Luisa a Siviglia.
Domani è fiesta, la festa dell’Andalucia, ho rimandato di due giorni la partenza per Granada, ma vorrei rimanere molto di piu’. Non andrò a Essaouira, dove volevo arrivare, rimango qui ancora per un po', spostandomi pigramente dal mio rifugio sulle mura alla spiaggia e iù tardi al Bambou. Una talentuosa cuoca marocchina, il tè alla menta fresca e la musica; soprattutto grandi chiacchierate con barman italiano e con Maria, che oggi mi ha invitata a visitare e a bere qualcosa nell’albergo dove lavora, il palazzo piu’ antico di Tarifa.
Come dicevo all'inizio, Tarifa non esiste davvero, è il sogno o il rimpianto di qualcuno, rimasto sospeso in questo vento, Tarifa può essere quello che vuoi, per questo tanta gente è passata di qui e non è piu’ ripartita.
Lascio il vento ai suoi giochi
E Tarifa franca dal reale.
Palme vibranti compiono il saluto
Esco dalla porta di Jerez
E come un’orfana mi avvio al mondo.
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Want to go to Tarifa!